10 ottobre 2020

Prendere peso...ma non troppo!

Di Melania Paoletti

Lo sviluppo di un corretto comportamento alimentare già dalla primissima infanzia è di cruciale importanza per la prevenzione di futuri disturbi legati all’alimentazione, tra cui l’obesità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito l’obesità come la vera epidemia del terzo millennio e, già nel 2002, ha lanciato l’allarme sul rapido aumento di sovrappeso e obesità tra bambini ed adolescenti.

Se per lungo tempo il fenomeno dell’obesità ha riguardato solo i paesi più industrializzati, come ad esempio gli Stati Uniti, dove un terzo della popolazione è obeso, negli ultimi anni l’obesità si sta diffondendo anche in paesi in via di sviluppo. Il dato più allarmante è proprio quello che riguarda i bambini: nel 2019 è stato stimato che 38 milioni di bambini sotto i cinque anni sono obesi o in sovrappeso. L’aspetto più preoccupante è la persistenza dell’obesità infantile anche in età adulta con conseguente aumento dei rischi per la salute, a causa di una maggiore probabilità di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari.

Fortunatamente, in Italia, un’indagine condotta nel 2016 dal Sistema di Sorveglianza Okkio alla Salute, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, ha rilevato un graduale decremento dei casi di obesità e sovrappeso tra i bambini della scuola primaria, grazie anche ad un piano di prevenzione messo in atto congiuntamente dalle regioni. Prevenire l’insorgenza dell’obesità infantile non solo è possibile, ma auspicabile in tutti i contesti di vita del bambino, dalla famiglia alla scuola, agendo sui comportamenti potenzialmente disfunzionali e promuovendo sani stili di vita e corrette abitudini alimentari sin dalla nascita.

Per scoprire quali sono i fattori di protezione e di rischio per lo sviluppo dell’obesità infantile seguiteci nel prossimo post!

Per approfondire:

  • World Health Organization. WHO fact sheet n° 311
  • Reilly, J.J. (2005) Descriptive epidemiology and health consequences of childhood obesity. Best Practice & Research Clinical Endocrinology & Metabolism, 19(3), 327–341. DOI:10.1016/j.beem.2005.04.002.