1 marzo 2024

Contrastare la neofobia alimentare con la multi-sensorialità

Di Alice Di Prete

A partire dai due anni di età i bambini sono generalmente lasciati più liberi di scegliere autonomamente cosa mangiare. Questa opportunità, in combinazione con la riluttanza ad assaggiare nuovi alimenti tipica di questa età, può implicare una riduzione della gamma di alimenti accettati. Pertanto, è fondamentale incoraggiare atteggiamenti positivi verso il cibo fin dalla prima infanzia, soprattutto per quanto riguarda frutta e verdura, alimenti che spesso risultano meno graditi. Questo può avvenire non solo a casa ma anche in tutti i contesti che sono parte della vita dei bambini, inclusa la scuola.

A questo proposito, nella città di Reggio Emilia si è sviluppato, a partire dal secondo dopoguerra, un approccio innovativo (Approccio Reggio Emilia). Questa filosofia educativa si concentra sui bambini di età compresa tra 0 e 6 anni, riconoscendoli come cittadini competenti le cui idee e punti di vista meritano di essere ascoltati. Uno degli ambiti compresi è quello di avvicinare i bambini al mondo dell’alimentazione, infatti il cibo, i pasti e le esperienze alimentari sono considerabili come momenti pedagogicamente significativi della giornata e una parte importante del curriculum scolastico (Cavallini e Tedeschi 2007). Questo approccio pone i bambini al centro del processo di apprendimento ed incoraggia e sviluppa le loro esperienze sensoriali e l’esplorazione del cibo.

Per indagare gli effetti dell’applicazione dell’approccio “Reggio Emilia” al contesto dell’alimentazione, Coe e colleghi (2023) hanno condotto uno studio in un asilo nido di Milano con la collaborazione di un atelier permanente di educazione alimentare di Reggio Emilia (Pause Atelier Dei Sapori). Quest’ultimo si occupa di progetti e ricerche su temi legati al cibo e al gusto (sostenibilità, identità culturale, ruolo dei sensi nell’esplorazione e nell’indagine del cibo, promozione di sane abitudini alimentari) a livello nazionale e internazionale.

In una prima fase è stato somministrato un questionario ai genitori dei bambini coinvolti per indagare l’accettazione e l’evitamento da parte dei bambini di cibi non familiari (e in particolare di frutta e verdura). È emerso che i bambini erano abbastanza ben disposti ad assaggiare nuovi cibi, sebbene alcune tipologie di frutta e verdura fossero meno gradite (pera, kiwi, mango, carciofi, piselli, cetrioli, peperoni). I cibi di stagione al momento dello studio sono stati oggetto degli atelier sensoriali a cui hanno successivamente partecipato i bambini e sono stati integrati nel menù della mensa scolastica sia singolarmente sia come parte di preparazioni che li rendessero più appetibili.

Dopo l’esperienza dell’atelier sensoriale in cui il cibo è stato esplorato con i cinque sensi (vista, olfatto, gusto, udito, tatto, singolarmente o in combinazione), i bambini hanno espresso il proprio interesse per nuove combinazioni alimentari comprendenti i cibi a loro meno graditi. I bambini hanno mostrato di essere consapevoli del proprio cambiamento di opinione verso alcuni cibi e alcuni genitori hanno riferito che, anche dopo la conclusione del progetto, i figli erano più aperti, interessati e curiosi nei confronti di cibi nuovi.

Un contesto interattivo come quello dell’atelier sensoriale ha quindi contribuito a incoraggiare lo sviluppo di esperienze positive con cibi poco graditi. L’approccio multi-sensoriale reggiano sembra quindi stimolare la consapevolezza dei bambini sfruttando la loro naturale curiosità e favorendo l’esplorazione multi-sensoriale di stimoli sia familiari sia sconosciuti.

Per approfondire:

Coe, J., Manera, L., & Fooladi, E. C. (2023). Exploring the senses of taste with young children: Multisensory discoveries of food. Food and Foodways, 1-28.

Progetto Spoon al XXXV Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Psicologia Foto © KamranAydinov su Freepik